Accettare se stessi è una delle sensazioni più belle che una persona possa provare.
Liberi dai macigni, ci rende più lucidi e vanifica le paure.
Accettarsi comporta che, al posto di giudicarsi o recriminare il proprio comportamento pensando a quale sarebbe stato meglio adottare, si vive tranquillamente consapevoli che nella vita si deve anche “sbagliare” per migliorare.
Prova a rispondere a questa domanda: sbaglio rispetto a cosa? Esiste lo sbaglio reale o solo in relazione a qualche preconcetto che noi persone o società ci siamo costruiti? Per esempio se si vive in Italia dove l’esternazione della rabbia o dello sfogo è considerato sbagliato e un giorno dovesse capitare di farlo, verremmo giudicati negativamente.
Un esempio di ciò si riscontra, purtroppo, nelle scuole elementari, dove alcune maestre sgridano o considerano sbagliato un atto di ribellione del bambino, come il rifiuto di fare i compiti o andare fuori dall’aula. Non che sia un comportamento esemplare, ma alcune maestre si sono mai poste il problema se il bambino ha i suoi motivi inconsci? Magari qualcuno non ha soddisfatto i suoi bisogni e ha represso emozioni che sfoga all’improvviso.
Il punto è che ogni qual volta si avrà un comportamento diverso da quello considerato come giusto o educato, la persona verrà considerata squilibrata e questa mancanza di accettazione genera vergogna, rifiuto o altre emozioni negative.
Se pensi, ad esempio, a come si comporta il bambino quando non si sente compreso da noi adulti, potresti renderti conto che le nostre parti inconsce seguono un meccanismo simile. Difficilmente un bambino appena sgridato o messo in punizione capirà subito il motivo, piuttosto sa di avere dei motivi per comportarsi in modo “sbagliato” (secondo l’adulto) e perciò non si sentirà compreso, magari piangerà, si arrabbierà o si ribellerà. Non a caso, in uno dei libri letti, l’educatore dell’infanzia suggeriva di comprendere il bambino, di non giudicare i suoi comportamenti sempre come vizi, ma cercare di coccolarlo dicendogli “si, hai ragione, ti capisco, capisco che sei arrabbiato……ecc.”
Perché l’esempio dei bambini? Perché credi che noi adulti siamo diversi? I meccanismi del nostro inconscio sono simili, ossia c’è sempre un motivo valido per cui ci comportiamo in alcuni modi. Ora non ci interessano i motivi, non siamo psicologi, ma ci basta sapere che il nostro inconscio non giudica giusto o sbagliato un suo meccanismo che dà vita al comportamento, semplicemente lo ha appreso in un dato momento di vita e lo ripete automaticamente ogniqualvolta si ripresenta un evento simile che glielo ricorda. E’ solo una questione di stimolo-risposta, un evento simile innesca una reazione simile ai comportamenti appresi. Tutto ciò che ruota intorno ai concetti di giusto o sbagliato è solo considerazione della parte razionale e dei preconcetti che ci creiamo in mente.
Io amo la programmazione neurolinguistica anche per questo, ossia permette di andare oltre tutti questi vincoli sociali (i preconcetti) a cui siamo sottoposti. Piuttosto che giudicare come corretto o meno un comportamento, la PNL parla di funzionalità. Per esempio un atteggiamento scontroso viene visto dalla maggioranza come sbagliato, ma magari funzionale allo scopo di allontanare subito le persone che hai di fronte. Riusciresti a farlo con un atteggiamento mite? Forse si, ma non subito. Dipende dallo scopo che si ha in mente ed è per questo che sono estremamente d’accordo con uno dei principi della PNL, ossia la FLESSIBILITA’: quanto più la tua mente si adatterà alle diverse circostanze tanto più riuscirai a raggiungere gli obiettivi, dai più semplici ai più complessi.
Ovviamente non mi riferisco a comportamenti estremi che fanno molto male agli altri (questi meriterebbero un discorso a parte), quanto piuttosto alle reazioni di tutti i giorni che ognuno di noi può avere.
La mancanza di accettazione crea un impatto emozionale in noi forte, collegato a paure anche ancestrali, come essere esclusi dalla comunità. Oggi non viviamo più in tribù, ma se dovessimo essere etichettati dalle persone intorno a noi in un certo modo l’emozione di esclusione o vergogna sarebbe simile.
Prova a pensare ad almeno un episodio della tua vita in cui non hai accettato quello che hai fatto o come ti sei comportato, i sentimenti negativi che hai provato dopo, le reazioni che hai avuto proprio perché non ti accettavi o non lo facevano gli altri.
Ora prova a pensare ad un tuo comportamento che hai accettato, nell’immediato o dopo. Deve suonare qualcosa di simile a questo dialogo interno “ ok, prima ero così, ora sono diverso”.
Cambia la qualità emozionale, vero? Molto spesso affinché possiamo accettare comportamenti o fatti del passato devono passare anni, altre volte il trascorrere del tempo nemmeno serve. Adoro la PNL perché fornisce uno strumento chiamato “time line” che molti operatori dovrebbero utilizzare, invece in giro c’è poca cultura in merito.
La time line è un valido alleato per arrivare allo stesso risultato in 10 minuti. Perché attendere anni prima di accettare un evento o un nostro comportamento, sempre che ci arriviamo, quando possiamo lavorare allo stesso modo sulla mente inconscia in pochi minuti? Ma queste sono scelte di vita che ognuno deve fare in completa libertà.
Io ritengo anche che possiamo ripulirci da tutte le emozioni negative dovute alla non accettazione dei fatti passati, ma se dopo continuiamo a giudicarci per fatti nuovi saremmo costretti a spendere molte energie. Quello che sto cercando di dirti è che, secondo me, l’accettazione è in primis un atteggiamento mentale che si deve avere prima, durante e dopo gli eventi.
Un focus mentale che, però, non è semplice da ottenere, almeno fin quando non si decide di ripulire un po’ i preconcetti installati dalla società, dai nostri genitori o dal nostro piccolo ambiente culturale.
Inoltre accettarsi permette anche di mettersi in discussione. Ma a quale scopo? Solo per migliorarsi, crescere e capire se qualche nostro atteggiamento non è stato funzionale per uno scopo, in modo da modificarlo la prossima volta.
Il problema è che la maggior parte della gente sente di non avere scelta, come se fosse imprigionata in quello che ha fatto in passato.
In realtà questo concetto di mente statica ormai è superato. Andiamo incontro anche a studi neurologici che dimostrano come il cervello è un organo molto più flessibile di quello che si pensi e che qualsiasi percorso neurale installato nella mente può essere modificato. Sostanzialmente dinanzi allo stesso stimolo possiamo cambiare le nostre risposte. Fantastico. Ha ancora senso giudicare?
Le critiche, quelle costruttive però, sono utili per capire, appunto, su quali comportamenti lavorare, ossia quali non sono stati funzionali in un determinato contesto per poi modificarli, ad esempio, con la tecnica della scozzata; diverso è il caso in cui si considera sbagliata la persona.
I giudizi di valore imprigionano la persona nel tempo, nella vita si cambia già spontaneamente a causa di esperienze, figurati chi decide di accelerare questo processo o di dare una direzione al cambiamento utilizzando alcuni strumenti di PNL..praticamente nel presente si diventa persone diverse e dunque continuare a etichettare la stessa persona per un atteggiamento avuto in passato non ha senso.
Tornando all’accettazione non mi piace usarla però come scusa per non cambiare o non evolvere. Ti è mai capitato di avere a che fare con gente che ti dicesse “ ma io sono così, non ci posso fare niente…”. Beh in realtà questa non credo sia accettazione, ma scusa per scansare il problema o non voler vedere il proprio comportamento. A maggior ragione se dietro questo rifiuto si nascondono sentimenti come nervoso, rabbia, vergogna, sentirsi inadeguati o semplice indifferenza ecc. io direi che tutti questi sono l’esatto opposto dell’accettazione del proprio comportamento.
A proposito di questo vorrei concludere l’articolo con una citazione di J.W.Von Goethe: “Non è forte colui che non cade mai, ma colui che cadendo ha la forza di rialzarsi”….e la PNL ti può aiutare a rialzarti più forte di prima evitando di cadere due volte nello stesso punto.
Ti mando un caloroso abbraccio, a presto.
Manu Emma.
Manuela Emma Marasco
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